TRADIZIONI VENATORIE
Gli studenti della scuola secondaria di 1° grado di Porlezza, hanno incontrato le Guardie Ecologiche Volontarie della Comunità Montana “ Valle del Lario e del Ceresio”,
per una singolare ma interessante lezione sulle tradizioni venatorie locali: l’attività vietata di bracconaggio .
L’intento delle Gev, con l’estensione del decreto in campo venatorio, è mirato a sensibilizzare le giovani leve al rispetto delle regole ambientali, nonché alla salvaguardia della flora e fauna selvatica.
Gli archetti, trappole a scatto per uccellini passeriformi, spesso pettirossi. Comuni soprattutto nelle valli bresciane. Costituiti da un arco in legno o in metallo, hanno una corda che, fissata a un’estremità dell’arco, lo mantiene piegato. Sull’altra estremità c’è un bastoncino con un cappio che l’uccellino, posandosi, fa scattare, rimanendo impigliato contro l’arco con le zampine. La morte arriva per dissanguamento dopo qualche ora di agonia. L’esca è frequentemente costituita dalle rosse bacche di sorbo o da altre bacche di colore attraente per il minuscolo volatile.
Le tagliole, trappole a scatto, dentellate, assicurate a un albero per evitare che gli animali fuggano portandosele dietro. I bersagli delle tagliole sono i carnivori di dimensioni abbastanza considerevoli.
Un bosco così può essere un inferno.
Non è possibile calcolare quanti siano gli archetti che ogni autunno all’arrivo dei piccoli uccelli migratori i bracconieri sistemino nei boschi e nelle radure di vaste zone del Nord Italia: probabilmente milioni. Molte valli alpine ne sono infestate.
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